Intervista alla designer Federica Monzio Compagnoni

Intervista alla designer Federica Monzio Compagnoni

Ho avuto il piacere di poter far delle domande alla gentilissima Federica Monzio Compagnoni, di cui avevo già parlato nello scorso articolo riguardo ai suo prodotti. Federica ha risposto a tutte le mie domande che si sono concentrate sull’aspetto emotivo e formativo del suo lavoro.

Com’è nata la passione per questo lavoro?

È una passione che ho sempre avuto, fin dall’infanzia.

Quando ero bambina ho avuto la possibilità di giocare a tanti giochi diversi, da sola, con la mia famiglia e con i miei amici; ho sviluppato con ciascuno di essi un legame di tipo affettivo, che associo a momenti piacevoli della mia vita, sereni.

Crescendo ho maturato il desiderio di intraprendere la professione di toy designer con l’obiettivo di progettare giochi per i bambini delle generazioni successive, in modo che potessero far vivere loro momenti spensierati, così come era successo a me.

Voglio creare giochi che aiutino i bambini a rapportarsi con il mondo esterno e nello stesso tempo permettano loro di costruire il proprio personalissimo mondo interiore.

-Chi è il tuo punto di riferimento nel design del giocattolo?

Non ho un punto di riferimento singolo, inteso come un autore specifico, piuttosto cerco sempre di restare aggiornata ed esplorare questo mondo in continua evoluzione ed espansione.

Ci sono numerosi autori, designer ed aziende che hanno in catalogo giochi fantastici, ogni giorno ne scopro di nuovi e li aggiungo alla lista delle fonti di ispirazione, accostandoli ai grandi classici del gioco.

-Come nasce un’idea?

Un’idea può nascere nei modi più disparati, ma credo che alla base di tutto ci sia sempre l’osservazione.

Osservare ciò che ci circonda, prestare attenzione alle dinamiche macroscopiche del mondo e dei suoi abitanti, così come a quelle microscopiche…Guardare l’ordinario con occhi sempre curiosi per coglierne i dettagli che ad uno sguardo disattento possono sfuggire.

Mettendo in relazione le informazioni che collezioniamo nel mondo con la nostra creatività, immaginazione, fantasia, ma anche con ragionamento e logica, e non ultimi la nostra sfera emotiva e vissuto personale, possiamo creare associazioni nuove che diventano la base per un’idea di gioco.

Spesso l’idea arriva in modo spontaneo e si può sviluppare liberamente, altre volte deve essere inserita in un contesto e fatta crescere all’interno di vincoli progettuali.

Le situazioni sono molteplici, ma alla base di tutto credo proprio che stia l’esercizio di una capacità di osservazione “non ordinaria”.

-Quanto ti è stato utile il corso del poli.design in design for kids and toy? Racconta delle esperienze a riguardo

Ho frequentato il corso di alta formazione (oggi diventato Master) mentre studiavo alla facoltà di Design, 6 anni fa.

È stato il primo vero incontro strutturato che ho avuto con l’ambito del toy design: ho potuto entrare in contatto con professionisti ed esperti del settore, sia fra gli insegnanti che i responsabili delle aziende con cui abbiamo collaborato.

È stata un’esperienza formativa molto importante e positiva, che mi ha trasmesso sia conoscenze teoriche attraverso le lezioni, sia pratiche attraverso il lavoro di gruppo per lo sviluppo dei progetti assegnati.

Inoltre grazie alle competenze acquisite durante questo corso ho potuto successivamente trovare lavoro presso un’azienda di giocattoli internazionale.

Design for kids & toys, poli.design

-Cosa consiglieresti ai giovani progettisti decisi ad intraprendere questa strada?

Consiglio di mettercela tutta per inseguire il proprio sognosembra una banalità, ma senza grande motivazione e impegno non è possibile raggiungere traguardi importanti.

Esiste la credenza (errata) che progettare un gioco sia un compito semplice e si riduca ad un momento di “divertimento” da strutturare.

Ma in realtà questa professione richiede, oltre ad una indiscutibile dose di creatività, una buona conoscenza di aspetti tecnici, di materiali e modalità produttive, di normative riguardo la sicurezza, senza tralasciare l’aspetto di ottimizzazione economica per la produzione.

È necessario studiare per sviluppare competenze in questi ambiti (inizialmente a livello teorico, successivamente attraverso la pratica e l’esperienza) e di nuovo mantenersi aggiornati sugli sviluppi del settore in questo senso.

È una professione bellissima, esercitarla è un traguardo che si raggiunge non senza difficoltà, ma le soddisfazioni poi sono davvero tante.

-C’è un gioco, della tua infanzia o che fa parte delle tue esperienze, a cui sei particolarmente legata/ti ha ispirato nella scelta di questa professione?

Non riuscirei proprio a nominarne uno solo…Ce ne sono davvero tantissimi e tutti diversi fra loro per dinamiche e tipologia di gioco…

Ognuno di essi mi ha accompagnata in un momento diverso della crescita e sono stati tutti ugualmente importanti: dai pupazzi alle costruzioni, dai giochi in scatola alle carte, dai giocattoli elettronici ai materiali per le attività all’aria aperta…

Fede mc toys

Ringrazio davvero molto Federica per la sua gentilezza e disponibilità nel rispondere alle domande. Ritengo che le sue risposte siano d’ispirazione, sia per le sue belle parole, che per il successo che ha riscontrato mettendocela tutta per realizzare il suo sogno.

Se desiderate vedere i suoi lavori e la sua filosofia potete visitare il suo sito:

https://www.federicamonzioc.com/

Fonti:

Federica Monzio Compagnoni